Come da programmi, il veterano ha confermato il suo addio al calcio in un giorno reso ancor più speciale per due motivi
Le incredibili coincidenze del calcio. Quelle pagine che, se il destino ha deciso di scrivere in una certa maniera, è perché evidentemente c’è qualcosa di magico, di romantico, di inspiegabile razionalmente. Il Genoa di Alberto Gilardino, che aveva già conquistato aritmeticamente la promozione in Serie A due weekend prima, nella serata di venerdì 19 maggio ha chiuso il campionato di fronte al suo pubblico.
Ironia della sorte, l’avversario di serata è stato quel Bari che fino a due giornate fa ha conteso al Grifone il secondo posto dietro l’inarrivabile Frosinone. Coi pugliesi già certi del terzo posto, e gli stessi rossoblù senza particolari motivazioni se non quella di chiudere nel migliore dei modi davanti ai propri tifosi, ne è uscita una gara spettacolare. Pirotencica. Decisa, su calcio di rigore al 96′, dall’uomo del giorno.
Dal calciatore che, dopo 25 anni – con tre interruzioni – di onorata militanza nel club ligure, e dopo 290 presenze con la storica maglia rossoblù, ha deciso di lasciare per sempre il calcio giocato. A modo suo. Chiudendo il libro solo dopo aver cancellato la pagina che nella sua testa era rimasta la più brutta. Quella impedonabile. Quella che aveva generato tante e tante lacrime.
Torniamo indietro di un anno. In un Luigi Ferraris infuocato, Sampdoria e Genoa si giocano molte delle loro chances di salvezza in un derby drammatico. Chi perde vedrebbe scappare la rivale, ma nemmemo un pareggio serve a molto. I blucerchiati passano in vantaggio ma proprio al 96′ il Genoa ha la possibilità quantomeno di rosicchare un punto grazie ad un calcio di rigore. Sul dischetto di presenta Capitan Criscito, che però si fa clamorosamete ipnotizzare da Audero.
Scoppiato in lacrime subito dopo l’errore, a conti fatti decisivo ai fini della poi futura retrocessione della squadra, il difensore è sotto choc. A fine anno arriverà l’addio al Genoa in direzione Toronto, e poi il successivo ritorno all’ombra della Lanterna nello scorso gennaio, al minimo salariale di 1800 euro al mese.
Ebbene proprio venerdì 19 maggio, dopo aver annunciato che quella contro il Bari sarebbe stata l’ultima gara della sua carriera, ecco l’opportunità di redenzione. C’è un rigore, siamo al 96′ – lo stesso minuto di quel maledetto derby -: sul dischetto sempre lui, il Capitano, che era subentrato al 93′ per una passerella di pochi minuti. Le gambe non tremano, Criscito segna. E in un sol colpo, sempre dagli undici metri, cancella virtualmente l’errore di un anno fa. Facendolo proprio nel giorno in cui il suo popolo festeggia quella Serie A lasciata lo scorso anno anche grazie a quel rigore sbagliato. Se questa non è una favola…
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