L’estremo difensore, salito alla ribalta dopo l’incredibile gol da 80 metri, si è raccontato in una lunga intervista
“Gol di Lewandowski da 80 metri“. Molti avranno pensato “Ah però, ora si mette a segnare anche dalla sua area”. No. Non ci siamo. Non stiamo parlando del formidabile attaccante del Barcellona, ma di un estremo difensore che ormai gioca da anni in Italia, nelle serie inferiori, e che è salito improvvisamente alla ribalta per l’impresa contro il Monterosi.
Il protagonista del racconto, che per una volta ha rubato la scena al connazionale – ma non parente, come spesso gli viene chiesto – è Michal Lewandowski, il portiere del Messina che nel match domenicale contro la squadra viterbese ha segnato direttamente dalla sua metà campo. C’è chi dice da 80, chi addirittura da 90 metri. Poco importa. Lewandowski si è iscritto alla cerchia ristretta dei portieri che hanno segnato almeno un gol in carriera. Tra cui non figura però il suo idolo, Iker Casillas, del quale il portiere del Messina dice: “Per la sua testa ha fatto tante cose. Non era altissimo e nonostante questo è diventato uno dei migliori al mondo“.
“Questo gol è una delle cose più belle nate per caso. Sono confuso perché è stata una cosa improvvisa, non ho capito neanche fosse gol, pensavo fosse andata sopra la traversa. Sono sincero, ho sbagliato il rinvio, poi mi ha aiutato il vento“, ha esordito il polacco in un’intervista al portale ‘LacasadiC‘. Poi inizia a parlare della sua famiglia, e di come abbia iniziato a giocare a calcio: “Giocavo spesso con mio fratello maggiore e mio padre, che sin da piccolo mi ha portato nelle scuole calcio. All’inizio ho giocato in difesa perché ci stavano troppi portieri. Volevo stare tra i pali e dopo mi hanno accontentato per fortuna. Sarebbe bellissimo tornare a giocare in Polonia. A Mielec ho vissuto anni bellissimi. La squadra puntava molto per vincere il campionato, era arrivata la nuova dirigenza, avevano progettato il nuovo stadio. Il livello era troppo alto ed io ero piccolo, avevo 15 anni, ed infatti non mi hanno fatto esordire“, ha confessato.
“Poi sono arrivato in Italia, mi sono fatto male allo scafoide e sono stato a lungo fermo. Non si attaccava l’osso dopo la frattura. Ho pensato anche di lasciare il calcio. Poi per fortuna un allenatore della Primavera del Crotone, Giuseppe Tortora, mi ha portato ad Avezzano: lì ho avuto la mia rinascita. Poi devo ringraziare anche tutti gli altri portieri che c’erano in squadra, che mi hanno aiutato a migliorare e crescere“, ha concluso.
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