Fabio Cannavaro è stato un grande campione e ora inizia una splendida carriera da allenatore. Nella sua vita da sportivo ha avuto anche un momento molto difficile.
Ragazzo di grandissima integrità morale e in grado di diventare un modello per moltissimi ragazzi giovani in giro per il mondo è stato sicuramente uno dei difensori centrali più forti della storia.
Nato a Napoli il 13 settembre del 1973 in carriera ha vestito maglie prestigiose come quelle di Napoli, Parma, Juventus, Inter, Real Madrid e quella della nazionale azzurra con la quale ha vinto i Mondiali del 2006 in Germania. Quest’ultimo evento gli ha permesso anche di vincere subito dopo il Pallone d’ora, una cosa rarissima negli ultimi decenni, come lui probabilmente solo il tedesco Matthias Sammer.
Cannavaro è sempre stato un calciatore corretto che anche nei momenti di polemica e critica è sempre stato tranquillo e ha dimostrato educazione e intelligenza. Centrale di forza fisica incredibile è riuscito a dare spessore alla sua carriera anche grazie a una personalità ben al di là della normalità che lo ha trasformato in leader. Con Lilian Thuram al Parma e alla Juventus e con Alessandro Nesta in nazionale ha formato alcuni dei reparti più forti di sempre. Oggi è l’allenatore del Benevento. Ma qual è stato il momento più difficile della sua carriera?
Fabio Cannavaro ha avuto tutto, grazie al suo talento. È riuscito a diventare un uomo realizzato nello sport, guadagnando cifre importanti. Eppure, come può capitare a tutti, ha attraversato un momento molto complesso. I suoi due anni all’Inter non sono stati per niente facili e sembravano determinare di fatto la fine della sua carriera.
Dal 2002 al 2004 con la maglia nerazzurra ha giocato 74 partite segnando 3 reti, ma giocando a volte anche molto al di sotto delle sue potenzialità. Tanti infortuni, un calo di forma e anche un po’ di mancanza di voglia per un calciatore che sembrava arrivato al termine della sua carriera.
A 31 anni sembrava tutto finito ma in realtà c’era ancora tempo perché nel 2004 passa alla Juve con la quale gioca due anni splendidi culminati nella vittoria del Mondiale azzurro per poi passare e giocare tre anni ad alti livelli anche col Real Madrid. Il ragazzo non ha dimenticato quegli anni, ma di certo lo hanno alla fine reso più forte anche se è riuscito a dimostrare di essere ragazzo di grande personalità in un momento in cui sembrava aver ormai deciso di mollare.
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