Intervenuto alla CMIT TV, lo storico ex bomber del ChievoVerona si è cimentato in ricordi del passato senza perdere di vista l’attualità
Alla soglia dei 43 anni d’età – li compirà il prossimo 12 aprile – Sergio Pellissier non ha ancora smesso di stupire. Già primatista di presenze col Chievo in Serie A, e autore di ben 139 reti totali, in tutte le competizioni, col club di cui è diventato una leggenda, il bomber è attualmente direttore generale del Rovigo nonchè presidente e attaccante della Clivense, società fondata da lui stesso e da Enzo Zanin il 13 agosto 2021.
Intervenuto ai microfoni della CMIT TV, il ‘tuttofare’ del calcio veronese ha parlato del calcio di vertice da lui vissuto come protagonista, nonchè di alcune indiscrezioni di mercato riguardanti il Milan. Senza dimenticare di rammentare un episodio legato all’Inter che mai uscirà dal suo cassetto della memoria. “Chi è oggi il nuovo Pellissier? Ora è difficile, stiamo dando sempre la colpa ai calciatori che non vogliono restare. Sono cambiati anche i presidenti: non ci sono più i Moratti e i Sensi, per dire. È normale che se lo fai per passione, un calciatore lo tieni. È difficile trovare calciatori che possono restare nelle loro squadre“, ha esordito.
Sul possibile acquisto di Divock Origi da parte del Milan, questo il pensiero del giocatore valdaostano: “Origi nome giusto per il Milan? È difficile dirlo perché il calcio italiano è diverso da quello inglese. Può comunque far bene, anche se non mi dispiace l’attacco attuale del Milan. È vero che sono datati, ringiovanire può far bene. Bisogna capire in quanto tempo si potrà adattare al nostro calcio“.
Poi, spazio all’amarcord in piena regola: “Ho fatto qualche annetto in coppia con Paloschi. Era molto simile a Inzaghi, viveva per il gol, in area. Era sempre in movimento, sul fuorigioco. Ha fatto meno gol di Inzaghi, ma l’idea era simile a quella dell’ex Milan e Juve. Poi si è perso? Ogni anno devi dimostrare di essere forte, giocatore vero. Forse se fosse rimasto al Chievo avrebbe continuato a giocare. Andando via devi ricominciare da capo. Poi è andato all’estero e ha fatto fatica, all’Atalanta ha trovato il boom di altri calciatori. Da lì si innescano altre problematiche. Ma non è facile essere ogni anno al top”.
Infine, il ricordo di un gol indimenticabile: “Quando ero in grande forma, avevo davanti grandissimi attaccanti, più forti di me. Andare in Nazionale anche solo per una partita è stato un regalo di mister Lippi. Gol all’Inter in pallonetto? Era bello ricordare a tutti i sospettosi che ero ancora io, nonostante l’età, poi l’ho fatto ad Handanovic all’ultimo secondo. Sono ricordi belli“, ha concluso.
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