Covid e Serie B, un anno tra pause, tamponi e spalti vuoti
Com’è cambiata la Serie B nel primo anno di emergenza Covid? Il 9 marzo del 2020 l’allora premier Giuseppe Conte fermava il calcio giocato e – di conseguenza – anche il torneo cadetto. Vediamo cosa è cambiato da un anno a questa parte.
Un anno fa, l’emergenza Covid ha fermato anche il campionato cadetto, giunto alla 29esima giornata. L’allora presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, dispose la sospensione di tutte le attività sportive stoppando, inevitabilmente, anche il torneo cadetto. Da quel periodo è passato un anno, con il calcio cambiato e fortemente condizionato dalla pandemia.
Il Covid ha avuto importanti ripercussioni non solo sulle vite di tutti, ma anche sul calcio. La 26^ e la 27^ giornata furono giocate con gli stadi del Nord Italia a porte chiuse fino al lockdown e alla sospensione del torneo, ripreso ufficialmente il 17 giugno con il recupero della partita tra Cremonese ed Ascoli.
Il rush finale ha portato alla promozione di Benevento, Crotone e Spezia (liguri attraverso i play-off) ed alla retrocessione di Livorno, Juve Stabia, Trapani e Perugia, con gli umbri sconfitti nella finale play-out con il Pescara. Da segnalare il grande cammino post lockdown del Cosenza, capace di raccogliere 22 punti in dieci partite, ottenendo il miglior rendimento a livello europeo dopo la ripresa dei campionati.
Covid e Serie B, le ripercussioni economiche
Enormi le ripercussioni economiche per i club cadetti che hanno dovuto fare a meno dell’entrata dei botteghini. Dopo lunghe trattative, molti club sono arrivati alla decisione comune con i rispettivi tesserati di tagliare due mesi di ingaggio in modo da non appesantire ulteriormente i bilanci societari.
Ancora oggi, ad un anno di distanza, gli spalti sono vuoti: la Serie B – da sempre il campionato degli italiani – ha perso la sua forza. Quest’anno piazze come Venezia, Lecce, Salerno, Pisa, Reggio Calabria, Reggio Emilia e tante altre stanno facendo a meno del supporto del pubblico, sia da un punto di vista economico che mentale.
E a rendere ancora più pesante la situazione è l’aspetto organizzativo: i calciatori ormai sono monitorati scrupolosamente da quasi un anno, con continui tamponi e test oltre ad un quasi isolamento ma non solo. C’è da considerare anche l’impatto economico che tutto questo sta avendo sui club, chiamati a sostenere le spese per il monitoraggio dei propri tesserati.