I presidenti di Entella e Pordenone sulla ripresa del campionato cadetto
“Protocollo Serie A insostenibile” e “basta ostacoli, si deve giocare”. Sono i principali appelli di Antonio Gozzi e Mauro Lovisa, presidenti rispettivamente di Entella e Pordenone. Il patron del club ligure si è espresso così all’ANSA: “In Serie B si ha bisogno di regole certe e che garantiscano la salute non solo dei giocatori, ma di tutti i dipendenti della società. Se c’è un positivo tutti vanno in quarantena: ci chiediamo se questo rende possibile la ripresa del campionato”. E sul protocollo della Serie A: “Tra confinamento e ritiro, voli charter e tamponi, se applicassimo il protocollo della A anche in B abbiamo stimato che costerebbe 500 mila euro a società, con un extra per tutto il sistema B tra gli 8 e 10 milioni. Non è sostenibile un sistema di questo tipo”.
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Serie B, Lovisa: “Se l’obiettivo della politica è fermare e affossare il calcio ce lo dicano chiaramente”
Questo invece l’appello del presidente Lovisa, sempre all’ANSA: “Il calcio deve ripartire. A step e in sicurezza. Non è possibile che quotidianamente le autorità pongano ostacoli sulla via della ripartenza. Altri Paesi di riferimento in Europa stanno andando avanti in tutto, con regole serie e intelligenti. Qui da noi tante parole, schemi, burocrazia e continui rinvii. Non bisogna vergognarsi di copiare questi modelli. I presidenti sono i primi a volere la salute dei propri atleti, mentre la tanto sbandierata tutela invocata dalle autorità pare più strumentalizzazione che altro”.
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“Avendo convissuto con il virus – prosegue il presidente del club friulano – credo di sapere bene di cosa parlo, e ho totale rispetto per chi ha sofferto, e soffre, più di me. I calciatori e chi lavora nel calcio vogliono riprendere a giocare, a svolgere quindi il proprio lavoro in sicurezza. E se qualcuno malauguratamente risulterà positivo, questo e solo questo dovrà essere isolato. Non quindi tutto il gruppo squadra. Come in un’azienda e in un qualsiasi altro posto di lavoro. Senza trovare a tutti i costi dei colpevoli, il presidente e il medico sociale, quando il colpevole, se rispettate scrupolosamente le prescrizioni, è il virus”.
Lovisa ha poi concluso: “Se l’obiettivo della politica è invece fermare e affossare il calcio ce lo dicano chiaramente e se ne assumano tutte le responsabilità. E i presidenti, coloro che nel calcio investono risorse, tempo e passione, motore della terza industria d’Italia, agiranno di conseguenza”.
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