Dal direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Iss l’avvertimento sull’eventuale ripresa del campionato: non esiste rischio zero per il calcio
La fine della stagione calcistica italiana, per tutte le categorie, è un’incognita ancora irrisolta. Mentre negli altri sport si è giunti a soluzioni talvolta estreme, come la cancellazione definitiva dei tornei dell’attuale stagione, per il mondo del calcio, dove il ritorno economico è più alto che altrove, si lavora ad una soluzione che possa garantire un ritorno in campo per portare a termine i campionati ed evitare perdite economiche altrimenti disastrose. Non tutti sono però per il prosieguo del campionato, sostenendo di dover invece interrompere definitivamente le competizioni a beneficio della salute degli atleti.
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Rezza: “Il calcio sport di contatto”
A tal proposito è intervenuto Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità). In conferenza stampa ha dichiarato: “E’ una decisione difficile, non mi sembra che ci siano le condizioni per rischio zero. Il distanziamento sociale mi sembra scarsamente applicabile”. E poi ancora: “Dal punto di vista tecnico il calcio implica il contatto diretto e quindi controlli molto stretti su un numero di persone molto ampio”. Pur giocando a porte chiuse, sottolinea Rezza: “Ci sono 22 giocatori in campo e ci sono almeno 200 persone che stanno intorno. I controlli da fare dovrebbero essere a cadenze molte strette”.
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Quella di un ritorno in campo senza rischi sarebbe dunque una procedura non realizzabile: il calcio, sport di contatto, potrebbe essere un ‘facile’ veicolo di trasmissione del virus.
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