L’ex amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, ha parlato tanto del suo ritorno al Monza e degli obiettivi della compagine di Berlusconi.
È letteralmente esplosa nuovamente la storia d’amore tra Adriano Galliani, ex amministratore delegato del Milan, e il Monza calcio, squadra alla quale è approdato insieme a Silvio Berlusconi ormai un anno fa. L’AD del club lombardo si è confessato ai microfoni di ‘Tuttosport’ svelando tutto l’amore per la squadra ed alcuni curiosi retroscena: “Non sono ripartito dalla Serie C, sono tornato al Monza. Dove sono nato da genitori monzesi. Mia mamma mi portava a vedere le partite del Monza quando avevo cinque anni. Devo a questa squadra se ho fatto 31 anni di Milan. Nel 1975 divento uno dei proprietari del Monza con vari incarichi dirigenziali e ci rimango per 10 anni. Il 1 novembre 1979 vengo invitato a cena da Silvio Berlusconi. Inizia il rapporto con una stretta di mano. Quando decide di comprare il Milan mi chiede di dimettermi dal Monza. Io lascio così i brianzoli per diventare amministratore delegato rossonero. Io ero un ultras del Monza da ragazzino. Sono tornato a casa mia, sono monzese. Abbiamo ritrovato il Monza in C ma avremmo potuto ritrovarlo anche in D o in Champions, non sarebbe cambiato nulla“.
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Monza, Galliani tra amore e obiettivi
Galliani ha quindi parlato anche di equilibri economici in Serie C: “Devo ringraziare Silvio Berlusconi e Fininvest per aver immesso in poco più di un anno 14 milioni nel Monza per comprare il club (3), ammodernare lo stadio che non era agibile e mettere mano al centro sportivo (5), giocatori (3) e costi di gestione. Abbiamo illuminato lo stadio con il nuovo impianto a led. Stiamo facendo un percorso virtuoso con una pianificazione a lungo termine. Per aumentare i ricavi in maniera significativa bisogna andare in B, dove gli introiti da diritti tv sono superiori. Io ho definito eroi i 60 presidenti di Serie C che tengono in piedi un sistema che è strutturalmente in perdita. Ho fatto il presidente della Lega A per tanti anni e posso dirlo con ragione di causa. La Serie C dovrebbe avere un semiprofessionismo. Occorrerebbe rendere virtuosi i costi dei contributi, dirottandoli negli investimenti per infrastrutture, ma alla fine la politica questo progetto l’ha bocciato. Il sistema genera un mare di perdite e infatti nel passato abbiamo vissuto un sacco di fallimenti. I costi sono stroppo elevati, servono proprietari che mettano denaro”.
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OBIETTIVO – “L’obiettivo è la promozione in Serie B che è difficile. Più difficile che dalla B alla A, perchè qui c’è un posto solo se non si vuole andare alla lotteria dei Playoff”.
G.B.