Uno dei più forti attaccanti di sempre, Gabriel Omar Batistuta, ha disputato una stagione in Serie B con la Fiorentina: ecco la sua storia
Un monumento degli ultimi trent’anni di calcio. Quel Gabriel Omar Batistuta che ha fatto gioire folle, piangere avversari, emozionare l’intero mondo del calcio. Un centravanti completo, in grado di fare reparto da solo ed attirare l’ammirazione di tifosi e avversari. Gabriel Omar Batistuta è stato il simbolo di una città, Firenze, con la quale si è fatto conoscere al grande calcio europeo. 331 presenze e 203 reti con la maglia del club gigliato, con cui ha vissuto anche il momento difficile della retrocessione. Era la Fiorentina dei neo arrivati Baiano, Effenberg e Laudrup quella che, allenata da Angelo Radice, chiuse l’annata 1992/93 al 15esimo posto. Batistuta e compagni rimasero nonostante la parentesi in Serie B nel 93/94 dove, a suon di reti, trascinò gli uomini di Ranieri al primo posto in classifica con i festeggiamenti per il ritorno in Serie A ancora impressi nelle pagine della storia viola. Le 16 le reti di “Batigol” nella sua unica esperienza nel campionato cadetto furono superate dall’allora giocatore dell’Ascoli Bierhoff (a 17 gol)e Massimo Agostini dell’Ancona (capocannoniere a 18).
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Dal momento buio vissuto in cadetteria dalla Fiorentina, Batistuta risorse più forte e decisivo che mai. Fu il capocannoniere della Serie A, alla cinquantesima partecipazione del club al massimo campionato, con 26 reti precedendo il connazionale romanista Abel Balbo. Il club di Cecchi Gori, dopo la stagione in Serie B, poteva contare su talenti del calibro di Toldo, Rui Costa, Flachi e dello stesso Batistuta. Il “Re Leone”, come fu ribattezzato a Roma, trovò nella Capitale le sue maggiori soddisfazioni. Indimenticabile l’ultimo tricolore conquistato dalla Roma di Franco Sensi. Nell’estate 2000, con la Lazio campione d’Italia, i giallorossi risposero con acquisti di grande spessore. Da Batistuta, strappato alla Fiorentina per 70 miliardi di Lire, Samuel, Emerson e Zebina. Uno scudetto, il quarto posto nella classifica marcatori con 20 reti (dietro a Crespo, Schevchenko e Chiesa) e quelle lacrime dopo la rete decisiva contro la “sua” Fiorentina. Un calciatore inimitabile, legato alla maglia e a valori di un calcio molto diverso da quello moderno. Ha disputato con l’Argentina tre Mondiali (1994-1998-2002) ed ha conquistato due Copa America nel 1991 e nel 1993. Dopo una breve e poco fortunata parentesi all’Inter, è passato all’Al-Arabi dove ha appeso gli scarpini al chiodo nel 2005.
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