SPEZIA BJELICA – Il tecnico dello Spezia Nenad Bjelica ha concesso un’intervista a La Gazzetta dello Sport, dove ha parlato dell’impatto col calcio italiano, lui che arriva dall’estero. Queste le sue parole: ”Sono entrato nella storia del Wolfsberger: l’ho portato per la prima volta in B e poi in Serie A. E anche in quella dell’Austria Vienna, che non aveva mai fatto la fase a gironi di Champions. Ora voglio entrare in quella dello Spezia. Su Facebook mi hanno scritto che qui servono cuore e umiltà: proprio quello che chiedo io. L’importante è fare gruppo, ogni giorno, non con una cena ogni tanto. Anche a costo di esclusioni eccellenti. Su dieci stranieri io ho chiesto solo Juande: gli altri li ha scelti la società, io indicavo solo i ruoli. In Italia ero stato solo in gita, mai per il calcio. Non conosco allenatori italiani, ho solo letto il libro di Carlo Ancelotti. Rispetto la vostra scuola, ma anche all’estero sanno allenare. Qui ho visto buon calcio: è considerato molto tattico, atletico e chiuso, quello spagnolo più tecnico, quello tedesco aperto e aggressivo. In Italia si lavora poco sulla parte tecnica, sullo sviluppo dell’azione da difensiva a offensiva. Io ho fatto nove anni di scuola allenatori, la tesi è stata sul contropiede”.
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