VERONA CACIA SERIE A / VERONA – Così ai microfoni di ‘Sky’ Daniele Cacia che, oltre alla promozione del Verona, festeggia il titolo di capocannoniere del campionato: “Sono anche un po’ emozionato perché un’annata così non me la potevo aspettare. Vincere il campionato sì, ero venuto a Verona con questo obiettivo, ma vincerlo con 24 gol ed entrando nella storia di questa società… solo chi ha giocato in questa squadra può capire quanto è stato bello vincere questo campionato. Non è stato facile perché la Serie B è difficile, non basta spendere soldi e comprare i giocatori più forti. Siamo stati bravi perché quando è contato, in queste ultime tredici partite, non abbiamo sbagliato. La dedica? E’ per la mia famiglia e per mio figlio: da quando è nato sono cambiato e non potevo fargli un regalo migliore. Il mio futuro? Già altre volte ho detto che mi piacerebbe restare a lungo a Verona, ma sappiamo che dipenderà da tanti fattori e ci sarà tempo e luogo per parlarne. Io non sono mai stato felice come oggi perché sono arrivato in Serie A con le mie gambe: sono caduto tante volte nella mia carriera e mi sono rialzato con le persone che mi vogliono bene vicino, il mio procuratore che mi è stato sempre vicino, la mia famiglia… Ho avuto infortuni importanti e arrivare a 30 anni a giocarmi le mie carte in Serie A mi rende orgoglioso. Ero venuto a Verona perché sono convinto di poter giocare in Serie A, e devo dimostrarlo prima di tutto a me stesso. Vincere qui è indescrivibile, questa squadra nelle categorie minori era una bestemmia, questa città merita la A. Ho avuto un mese e mezzo in cui faticavo a trovare la porta, ma ho esperienza e l’ho vissuta non dico bene, perché sarei un bugiardo, come ho detto altre volte vivo per il gol, ma sono riuscito a gestirla anche con l’aiuto della squadra. Devo ringraziare il mister e lo staff se ho raggiunto questo traguardo personale di vincere la classifica marcatori, perché senza di loro non ce l’avrei potuta fare, il merito è tutto loro. Forse è un mio limite caratteriale, ma ho trent’anni e non posso cambiare: io ho bisogno di sentirmi come mi hanno fatto sentire qua. Quando sono arrivato l’allenatore ha detto delle parole su di me che ho dovuto rileggere più volte perché quasi non ci credevo, mi ha presentato alla piazza in un modo che non potevo immaginare. Mi sono sentito delle responsabilità, ma a me piace avere responsabilità, non potevo fare altrimenti: la società mi ha fatto sempre sentire al centro del progetto e non potevo sbagliare. Ripeto, un anno così è indescrivibile, non riesco neanche a riassumere tutto”.
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