Novara, Faragò: ”Sogno l’Inter, ma voglio la A con questa squadra”

Alfredo Aglietti (getty images)

 

Il centrocampista del Novara di Aglietti Paolo Faragò, l’eroe del match contro il Sassuolo, ha concesso un’intervista a Tuttosport dopo la gioia del gol del 3-2 di sabato all’ultimo minuto. Ecco le sue parole: ”Ieri sono andato al battesimo di mia nipote Sofia, tutti mi hanno festeggiato, non nascondo che sabato sera ho faticato a prendere sonno, avevo ancora l’adrenalina a mille dentro di me. Tifoso? Dell’Inter sin da ragazzino. Il mio idolo è Zanetti perchè lo considero un modello, un esempio per il suo modo di comportarsi in campo e fuori. Il giocatore al quale mi ispiro è Lampard, perchè vorrei assomigliargli nel modo di giocare. Più centrocampista che attaccante? Mi considero un centrocampista anche se nella Primavera nella passata stagione, nel girone di ritorno ho segnato 9 reti, all’andata giocai solo degli spezzoni. Poi mister Gattuso mi ha trovato la collocazione ideale. Mi chiedeva di andare a pressare il regista avversario, credo di avere i tempi giusti per gli inserimenti, un po’ come sabato con il Sassuolo. Un sogno nel cassetto? Ce ne potrebbe essere più di uno. Alcuni difficili da realizzare come giocare nell’Inter da titolare. Forse è più realistico credere, pensare, sperare di poter far parte stabilmente nella prossima stagione della rosa del Novara che possa tornare in serie A. Con Aglietti come funziona? Io lavoro sodo quotidianamente, sono giovane, so di avere ancora parecchio da imparare, ma l’allenatore so che crede in me e anche sabato lo ha dimostrato. La forza del Novara è che siamo un grande gruppo nel senso più vero del termine. Quando ho fatto gol e tutti sono corsi ad abbracciarmi non ho capito più nulla, è passata una notte e un giorno ma ancora adesso non riesco a rendermi conto. Ma so anche che da domani (oggi ndr) alla ripresa degli allenamenti devo scordarmi il Sassuolo e rimettermi a lavorare duro per farmi trovare pronto quando mister Aglietti mi chiamerà nuovamente in causa”.

Marco Orrù

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