“Ho acquistato il 100% delle azioni della società Brescia Calcio nella primavera del 1990. Allora c’era come sindaco di Brescia l’Onorevole Padula. Un giorno venni ricevuto dal sindaco in questione, il quale mi disse che era da tanto tempo che si parlava di stadio per il Brescia Calcio e per la città di Brescia e che, sebbene fosse decisamente ora di risolvere il problema, lui non l’avrebbe fatto poiché in quello stesso anno con le nuove votazioni il suo mandato giungeva al termine.
Ci furono infatti le elezioni comunali. In quegli anni a Brescia c’erano due grandi personaggi politici che si ostacolavano a vicenda, pur essendo dello stesso partito. Ne uscì vincitore un sindaco con una maggioranza “ballerina”: si chiamava Panella.
Nel 1992, il Brescia andò in serie A. Il Sindaco decise di ampliare lo stadio Mario Rigamonti facendo fare un progetto in struttura smontabile che aumentasse la capienza di 12.000 posti a sedere. Commissionò uno studio e verso luglio mi chiamò. Mi disse: “Corioni, come Comune il costo per realizzare questa struttura è di 3 miliardi di lire ma noi Comune non saremmo certo in grado di fare tale intervento per agosto, cioè in tempo per gli inizi delle gare. Fallo tu come Brescia Calcio, poi il Comune di Brescia ti rimborserà”. Da parte nostra così fu fatto, ma da parte del Comune…
Realizzata la struttura, il sindaco non era più in carica. C’era provvisoriamente un commissario di cui non ricordo il nome, il quale, di fronte alla mia richiesta di appianare tale credito del Brescia Calcio nei confronti del Comune di Brescia, mi rispose che in qualità di commissario si occupava solo delle opere di amministrazione ordinaria.
Arrivò poi il sindaco Boninsegna. Lo incontrai. Feci presente che il Brescia Calcio aveva un credito di 3 miliardi di lire nei confronti del Comune. Era al corrente della situazione ma temporeggiò e nel frattempo cadde anche il suo mandato.
Il commissario che gli successe mi rispose esattamente ciò che mi sentii dire anni prima dell’altro commissario, ovvero che non era una questione di sua competenza. Era il 1994.
Verso la fine della legislatura, credo sia stato per qualche mese sindaco Paolo Corsini in attesa delle elezioni. Nel 1995 diventò primo cittadino il rimpianto onorevole Mino Martinazzoli, eletto con una buona maggioranza. Il Brescia Calcio tirò un sospiro di sollievo al pensiero che finalmente potesse avere un sindaco vero con cui chiarire una volta per tutte la questione del credito.
Anche al sindaco Martinazzoli feci presente l’impegno preso dal Comune di pagare i 3 miliardi di lire al Brescia Calcio. Mi rispose che lo sapeva ma mi fece una proposta: “Corioni, passa gratuitamente l’ampliamento dello stadio al Comune e il Comune contemporaneamente si impegna a trovarti in breve tempo un’area di 100.000 metri vicino a Brescia per farti costruire un centro sportivo di proprietà.”
Il Brescia Calcio ha infatti sempre avuto un bisogno enorme di avere un centro sportivo dove accogliere i ragazzi che, dai 10 ai 18 anni, militano nelle giovanili del Brescia (più di 250 tesserati come giovani di serie), alcuni dei quali non sono di Brescia ma arrivano da ogni parte d’Italia e dall’estero. Ragazzi che sono da seguire in tutto e per tutto, dall’istruzione, al comportamento, alla vita di ogni giorno in generale: una responsabilità e un impegno a 360°. C’è bisogno di una struttura unita e adeguata per ospitare una simile organizzazione. Quasi tutte le città d’Italia di una certa importanza hanno ormai da anni queste strutture sportive: Brescia né è priva. Questa carenza è costata e costa al Brescia Calcio centinaia di migliaia di euro, dovendosi appoggiare a strutture esterne con conseguente dispersione di risorse.
Agli inizi del 1997 Martinazzoli chiese dunque al presidente del Brescia Calcio, cioè al sottoscritto Gino Corioni, di dare le tribune al Comune, e il Comune avrebbe dato al più presto circa 100.000 metri di area per costruire quest’alloggio per giovani (foresteria) con 3/4 campi da calcio adiacenti.
Da parte nostra così fu fatto. Il Brescia Calcio regalò le tribune al Comune (a 3 miliardi di lire di costo, sostenuto 5 anni prima) e il Comune… Il Comune si impegnò a dare al più presto 100.000 metri di terra al club di via Bazoli. Nel 1999 finì il mandato di Martinazzoli. Mi mandò a chiamare. Ricordo che mi disse: “Nei miei 5 anni di mandato ho fatto quello che ho potuto fare, ma qualcosa è stato risolto. Il Comune si è impegnato per il centro sportivo e inoltre la mia amministrazione ha deciso di realizzare lo stadio nuovo a Brescia ovest, di fronte all’attuale fiera, angolo tra la superstrada e l’autostrada. Dunque, qualcosa è stato fatto”.
Con le nuove votazioni diventò sindaco Paolo Corsini. Gli chiesi un incontro e in tale sede gli ribadì gli impegni del Comune nei confronti del Brescia Calcio. Dopo qualche mese mi disse che lo stadio nell’area identificata dall’amministrazione Martinazzoli non si poteva realizzare e che non avesse inoltre idea di dove trovare i 100.000 metri di terra promessi per costruire il centro sportivo, in cambio delle tribune già donate al Comune.
Aggiunse poi che la questione stadio era assolutamente da risolvere perché era una vergogna che Brescia avesse uno tra gli stadi più brutti d’Italia. Un certo giorno mi propose di acquistare circa 30.000 metri di terra vicino al centro sportivo San Filippo (struttura che il Comune di Brescia aveva comprato negli anni precedenti); il Comune avrebbe così affittato al Brescia Calcio il San Filippo per 50 anni e avrebbe inoltre provveduto a fare un sottopassaggio per collegare i 30.000 metri nuovi allo stesso San Filippo, passando sotto Via del Franzone (la strada che porta alla clinica Sant’Anna), in modo tale da evitare che i giovani dovessero attraversare la strada e creando cosi un’unica grande struttura. In questo modo il Brescia avrebbe potuto disporre di un centro sportivo idoneo dove costruire la foresteria per far alloggiare i ragazzi e dove realizzare due campi da calcio. Questo nei 30.000 metri nuovi proposti dal Comune.
Ci accingemmo così a comprare i 30.000 metri di terra, ma risultò impossibile perché l’area era frazionata tra almeno 20 proprietari diversi e non riuscivamo a venirne a capo. Il sindaco si propose di fare trattare questi 30.000 metri di terra e di fare trovare i vari proprietari all’ufficio tecnico del Comune di Brescia. Finalmente, dopo due anni, il Brescia Calcio riuscì a comprare i terreni. Il prezzo d’acquisto venne trattato direttamente dal Comune con i proprietari ma – chiariamo – la spesa fu interamente a carico del Brescia Calcio. In tutta questa operazione, in collaborazione con l’allora capo dell’ufficio tecnico del Comune, aveva avuto una parte molto attiva il compianto architetto Mario Abba. Acquisito il terreno, era dunque il 2001, l’architetto Abba mandò il progetto del centro sportivo al Comune e il Comune lo bocciò rispondendoci che tale area non era edificabile.
Ricapitoliamo: il Brescia ha speso due miliardi di lire per acquistare il terreno e alla fine il Comune non ha dato il permesso di costruire il centro sportivo nella stessa area da esso identificata, trattata ma pagata dal Brescia. Due miliardi di lire che vanno ad aggiungersi ai 3 miliardi sostenuti dal Brescia quasi ormai dieci anni prima per un intervento sullo stadio Rigamonti, intervento che era di competenza del Comune (cifra complessiva pari a circa 3 milioni di euro).
Conclusione: problema credito Comune di Brescia – Brescia Calcio irrisolto, problema centro sportivo irrisolto, problema stadio irrisolto.
C’è inoltre bisogno di aggiungere che dopo qualche mese che Corsini era diventato sindaco, mi comunicò che non era possibile realizzare lo stadio a Brescia ovest, dove aveva deciso l’amministrazione Martinazzoli. Aveva però individuato un’altra area idonea, per lo stadio, che era la zona cave di Sant’ Eufemia. Cominciò cosi a fare delle riunioni di consiglio, di giunta, ma la proposta non passò. Un giorno sempre Corsini ebbe un’idea brillante e moderna, oserei dire all’avanguardia visto che anticipava di parecchio i tempi. Oggi tutte le città italiane tentano di fare gli stadi nuovi mettendo in pratica l’idea che Corsini ha avuto più di 10 anni fa e cioè: identificare un’area agricola idonea più vicino possibile alla città, non necessariamente nel Comune di Brescia, compiere l’iter di cambiamento di destinazione dell’area in modo che il proprietario possa avere una sopravvenienza attiva, e dare alla società di calcio uno stadio moderno, nuovo, attrezzato, comodo da raggiungere e con tutti i confort per i tifosi e le loro famiglie. Naturalmente nell’area di poco meno un milione di metri quadri circa, 250.000 metri sarebbero stati usati per lo stadio e negli altri si sarebbero realizzati progetti di cubatura civile e commerciale, in modo tale che la trasformazione desse al proprietario del terreno il tornaconto economico che gli permettesse di investire tali cifre. Sulla base di questa idea di Corsini, trovammo sia l’area sia l’impresa che avrebbe fatto l’operazione vicino all’aeroporto di Castenedolo, a 2/3 km dall’uscita dell’ Autostrada MI-VE, uscita Brescia est. La posizione era soddisfacente per tutti: Comune di Brescia, Comune di Castenedolo, Provincia di Brescia, Regione Lombardia. Nel 2002 venne fatta una riunione generale in cui tutti furono d’accordo e si decise di partire col progetto stadio.
A riprova di ciò, basti pensare che la S.P. n. 19, tangenziale Concesio-Ospitaletto-Brescia Est (c.d. Corda Molle) è stata progettata e studiata in modo funzionale alla viabilità del “costruendo” stadio. In questo modo, il Brescia Calcio avrebbe dato ai propri tifosi uno stadio nuovo, moderno (fummo precursori assoluti in Italia di questa tipologia di progetto), attrezzato e sicuro, il tutto senza gravare in alcun modo sulle casse comunali e sui portafogli dei contribuenti bresciani.
Nel 2002, vennero alla festa di natale del Brescia Calcio circa 500 persone. Il presidente della provincia Cavalli comunicò nel suo discorso che in quell’anno probabilmente sarebbe stata posata la prima pietra dello stadio. Erano presenti anche il sindaco Corsini e il sindaco di Castenedolo. Questo stesso discorso si ripeté per due o tre Natali. Poi le persone sopra citate non sono più venute alla festa di Natale del Brescia Calcio. Suppongo si vergognassero.
Morale della favola: la pratica è stata tenuta ferma dalla provincia sei anni INGIUSTIFICATAMENTE, la provincia l’ha finalmente deliberata nel novembre 2007, nei primi mesi del 2008 la regione l’ha approvato definitivamente ma… è iniziata l’era Paroli…
Il neo-eletto sindaco mi convocò e mi disse che assolutamente non voleva lo stadio fuori dal territorio del Comune di Brescia, buttando così all’aria dieci anni di lavoro fatto da Formigoni, Corsini, Cavalli e naturalmente dal Brescia Calcio che, su questo progetto ha speso soldi, energie nonché speranze. Paroli mi propose la stessa soluzione ipotizzata da Corsini 15 anni prima: costruire lo stadio in via Serenissima, non considerando che il suo predecessore aveva egli stesso dovuto cambiare idea visto l’impossibilità di bonificare 200 anni di cava. Naturalmente il sottoscritto gli riferì tutti i precedenti, ma questi scommise con me una cena (che sto ancora aspettando) che nel giro di un anno avremmo assistito alla posa della prima pietra per il nuovo stadio.
Ora: Paroli è a fine mandato, di anni ne sono passati quasi 5, la prima pietra non è stata ancora posata.
Negli ultimi anni, lo sviluppo del calcio ha dimostrato che senza una struttura adeguata è impossibile fare calcio a grandi livelli. Il grande calcio, quello con la “C” maiuscola. Questa è l’idea che portò il sottoscritto ad acquistare il Brescia nel 1990.
Viste tutte le difficoltà riscontrate, e qui riportate, da anni mi sono fatto promotore presso le forze economiche ed industriali bresciane dell’idea di formare, con la mia famiglia oppure senza, una società più forte che possa avere un maggior peso politico e possa far capire ai nostri amministratori che lo stadio, per i tifosi bresciani è diventato un’opera prioritaria, tanto più che c’è la possibilità di costruirlo senza gravare sulle casse comunali, ergo… a costo ZERO per il Comune.
Vorrei che tutte le forze della città si unissero per chiedere ai candidati sindaci di inserire nei loro programmi la costruzione dell’oramai indispensabile stadio. In merito al sito su cui potrebbe sorgere la costruzione, consentitemi un’ultima riflessione. A breve prenderà il via la metropolitana. L’imponente opera, iniziata nel 2003, prevede ben 3 stazioni nei pressi dell’attuale Stadio Rigamonti: potrebbe quindi essere una soluzione ricostruire lo stadio esattamente dove è adesso. L’amministrazione dovrà infatti pensare di creare delle attrazioni ludico-commerciali lungo la tratta della metro, diversamente rischierà di non trovare utenti interessati ad usufruire del servizio.
A tutti gli interessati che hanno dedicato il loro prezioso tempo a leggere queste mie memorie sulla questione stadio, non mi resta che dar loro la garanzia che quanto qui riportato corrisponde a quanto realmente accaduto. Personalmente trovo assurdo che ancor oggi, a distanza di più di vent’anni,la questione stadio sia ancora irrisolta e, onestamente trovo ancora più assurdo che le scuse accampate dagli amministratori della città, cioè da coloro che volendo potrebbero risolvere il problema, siano sempre le stesse.
In fede
Gino Corioni“
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