Pro Vercelli, Tiribocchi: “Se il problema sono io, me lo dicano chiaro”

Simone Tiribocchi

Arrivato in estate come il grande colpo che doveva portare esperienza e peso offensivo alla Pro Vercelli neopromossa, Simone Tiribocchi non ha sin qui tenuto fede alle aspettative, andando a segno solo una volta in campionato e attirandosi le critiche di qualche tifoso che gli attribuisce fin troppe responsabilità per la difficile situazione di classifica della squadra. “E’ un momento difficile, così non mi è mai capitato – ha spiegato l’attaccante, come si legge su ‘Tuttosport’ -. Un’astinenza così lunga e così tanti risultati negativi non li ho vissuti, neanche in Serie B dove pure ho vinto diversi campionati. Dò sempre tutto quello che ho e se non segno mi dispiace. Vorrei fare un gol anche per dedicarlo a mio figlio, ditemi se questa non è una motivazione vera. Comunque, se il problema è il sottoscritto o sono i nuovi, che ce lo dicano chiaro. Ho cercato di entrare in punta di piedi nello spogliatoio, con rispetto nei confronti di tutti i compagni, invece ancora adesso sento parlare di ‘vecchi’ e ‘nuovi’. Ma qui c’è solo la Pro Vercelli, in cui tutti devono remare nella stessa direzione e nessuno gioca per contratto. Giocare o no per me non è mai stato un problema, perché questa è una passione ma soprattutto un lavoro che cerco di fare al meglio delle possibilità. Quando si è giovani o si ha poca esperienza si capisce sempre troppo tardi che il calcio è una cosa seria, da professionisti. Lo dico perché io stesso ci sono passato e ho impiegato tre o quattro anni per capire che era colpa mia e non degli altri. A Bergamo avevo ancora un anno di contratto e guadagnavo di più. Ho scelto Vercelli perché mi è subito piaciuto il progetto. So di avere più responsabilità degli altri colleghi sotto certi punti di vista, ma sono qui perché volevo anche queste cose. La società? Crede in me e me lo dimostra. Forse una società che ha speso tanto qualche volta potrebbe spiattellarti delle cose che non vanno, invece non è mai successo. Quello che vorrei dire è che se anche un giocatore è tra i professionisti da 15 anni non è che può prendere palla e fare gol da solo. Dobbiamo crescere tutti insieme. Tutti, compreso il sottoscritto, dobbiamo fare una corsa in più e andarci a conquistare la palla a centrocampo. Ho sentito dire che quando perdiamo non ce ne frega niente: tutte balle! Se non vinciamo ci stiamo male anche noi perché ci facciamo il mazzo tutti i giorni al campo”.

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