Eusebio Di Francesco è il protagonista di una lunga intervista al Corriere dello Sport dove il tecnico del Sassuolo ha parlato di tanti argomenti. Eccone alcuni passaggi: ”Stare lassù è una bella sensazione, augurandoci di rimanerci il più a lungo possibile. Una partenza così importante non se l’aspettava nessuno. Anche gli addetti ai lavori non ci accreditavano tra i favoriti. Io invece sapevo di avere uomini importanti a disposizione. Mi attendevo da loro un contributo significativo al nostro progetto e non mi hanno deluso. Ecco perché non sono meravigliato di questi risultati. Anche se non abbiamo ancora fatto nulla. E’ un orgoglio grande per me questo avvio di stagione e i record ma conta di più l’obiettivo finale. Godiamoci questo bel momento, ma la nostra missione non è quella di inanellare record, anche se a volte aiutano. L’esperienza al Lecce? Definirei questa esperienza un punto di partenza. Anche perché io, francamente, non ho rivincite da prendermi e non voglio ragionare in termini di rivalse. So che qui c’è tanto lavoro da fare e sono consapevole di aver cominciato nel modo giusto. I rivali per la promozione? Noi dobbiamo restare umili. Dopo il ko di Cittadella ho ottenuto dai miei ragazzi le risposte giuste. Abbiamo battuto una bella Juve Stabia e vinto a Terni. La gara con la Ternana ha confermato le nostre qualità. Dobbiamo insistere su quello che sappiano fare meglio: un calcio propositivo. Anche perché la mia non è una squadra capace di gestire o di speculare. Penso Livorno e Verona su tutte. Ma anche la Juve Stabia può durare. Poi non tralascerei chi è in ritardo come Varese, Padova, Brescia e, ovviamente, Novara nonostante le difficoltà. Io come Zeman? Il paragone con Zeman mi fa naturalmente piacere. E’ l’allenatore che mi ha lasciato il maggiore bagaglio tecnico per quanto riguarda la fase offensiva. Ma attingo anche da altre esperienze e ho il mio modo di intendere il calcio. Credo di metterci del mio. Io pratico? Preferirei che si parlasse più di organizzazione. Noi sappiamo attaccare, ma anche difenderci tutti insieme appassionatamente. Un meccanismo indispensabile per fare bene in entrambe le fasi di gioco”.
Marco Orrù