La “prevalente finalità di non aggravare la propria posizione individuale al cospetto degli organi disciplinari e di salvare la propria immagine sportiva di calciatori professionisti”: sarebbe stato questo, secondo il Gip di Bari Giovanni Abbattista, a muovere François Gillet, Alessandro Parisi e Marco Rossi nel corso dei loro interrogatori davanti alla Procura del capoluogo pugliese. I tre ex biancorossi hanno infatti riferito di aver respinto le richieste dei tre capi ultras arrestati oggi, che avevano chiesto loro di perdere partite come Cesena-Bari e Bari-Sampdoria. Tali dichiarazioni sarebbero dovute – si legge nel provvedimento di arresto emesso verso i tre tifosi – dal desiderio di tutelare la propria reputazione, ma soprattutto di “contenere il più possibile le possibili conseguenze derivanti dal non inverosimile intervento degli organi disciplinari della Figc, vera spada di Damocle pendente sulla testa di calciatori professionisti tesserati. Tanto spiega la dichiarata reazione pregna di orgoglio, che si estrinseca nella asserita volontà degli atleti di ‘giocarsi’ le partite oggetto di minaccia, e l’insanabile contrasto con un rendimento agonistico sicuramente influenzato, in entrambi i casi, da quelle minacce dei capi-ultrà che le stesse cronache giornalistiche non esitano a fotografare impietosamente come frutto di ‘un cocktail di errori’ e ‘sconcertante'”. Il Gip sottolinea che sui calciatori “verosimilmente incombeva l’obbligo di denunciare l’accaduto agli organi federali” ma “a dire il vero, non erano nemmeno stati sollecitati in tal senso dai vertici della società per la quale erano tesserati e che avrebbe dovuto tutelarli sia dalle minacce dei tifosi sia dalle legittime iniziative dell’ufficio indagini della Federcalcio”, e riporta una frase pronunciata dal ds Guido Angelozzi dopo aver appreso delle minacce: “Tappatevi le orecchie e giocatevi la partita”.