Da giocatore, ha vestito a più riprese la maglia della Reggina, anche nello spareggio perso undici anni fa contro il Verona. Martedì ci sarà la rivincita tra amaranto e scaligeri al Granillo, e SerieBnews ha inteso ascoltare i ricordi di Davide Dionigi, ex attaccante dei calabresi. L’occasione è stata succulenta, per chiedere anche di un suo ritorno alla Reggina nelle vesti di allenatore. L’attuale tecnico del Taranto è stato molto franco, e non ha fatto particolare mistero dei possibili scenari futuri.
Che pensieri sono passati per la testa, al termine dello spareggio Reggina-Verona del 2001?
“Ho pensato di aver perso la Serie A a cinque minuti dalla fine, e dopo c’è stato anche il miracolo del portiere Ferron su un mio colpo di testa. Fu una retrocessione ingiusta, perché nel girone di ritorno viaggiamo a media Uefa. Loro invece meritavano la retrocessione già da prima, ricordiamoci l’inattesa vittoria in casa del Parma. Sono cose che accadono nel calcio. Ci andò male, peccato. Arrivai a metà stagione, mi è sempre mancato un anno intero di A con la Reggina. Al di là della retrocessione, tutti gli altri ricordi di Reggio sono positivi”.
Tutta la gente che era allo stadio quel giorno, ci tornerà martedì sera?
“Seguo sempre le vicende di Reggio, vedo un po’ di distacco da parte del pubblico. Sarebbe giusto che ci andassero per vendicare quella partita. Sta ai tifosi reggini, mi auguro che vadano in tanti”.
Come giudichi l’annata del tuo ex compagno Bonazzoli?
“L’anno scorso ha disputato un campionato strepitoso, riconfermarsi è difficile. Comincia anche ad avere i suoi anni, ma per la categoria è sempre un giocatore importante. Crea scoramento anche solo a vederlo di fronte. Quest’anno ha segnato di meno, ma non sono mancati i problemi fisici. Rimane un signor giocatore. È stato mio compagno di squadra, è un bravo ragazzo e conservo di lui un bel ricordo”.
Il Taranto è una signora squadra?
“Purtroppo il Taranto, senza penalizzazione, sarebbe in Serie B al posto della Ternana. Nonostante i 7 punti di handicap, ne abbiamo raccolti 67 e saremmo primi. Domenica andremo ad Avellino, ed un punto ci sarebbe bastato per la promozione diretta. Abbiamo battuto alcuni record: difesa migliore d’Europa, portiere meno battuto di tutti i campionati e squadra che ha perso meno di tutte. Va dato merito al mio gruppo di ragazzi. A volte nel calcio si parla sempre di aspetti negativi, come partite vendute o disgrazie. Per una volta, c’è una bella favola di gente che non guarda ai soldi ma lotta per la maglia, ma se ne parla poco”.
Sentite la responsabilità di ottenere la promozione per garantire il futuro societario?
“Lo stiamo facendo in maniera esemplare, con tante vicissitudini. Tutte le squadre che hanno avuto una sorte simile alla nostra, sono crollate. Totalizzare tutti questi punti in mezzo alle difficoltà, significa che in un campionato normale ne avresti fatti 80. In estate non è stato speso niente, sono solo arrivati due giocatori a parametro zero. Per il resto, è la stessa squadra che ha perso i play-off l’anno scorso a Roma. La conquista della Serie B significherebbe tanto per la società, questo è chiaro. I play-off sono una lotteria, vedremo quello che succede”.
Il tuo futuro dipende dai destini del Taranto?
“Sicuramente sì. In un anno e mezzo che alleno, penso di aver svolto un buon lavoro. Gli attestati di stima, che arrivano da tutte le parti d’Italia, fanno piacere. Ho un contratto di cinque anni, il mio sogno sarebbe di salire in B. Qui ho ritrovato una seconda Reggio, la gente mi ama. Si è creato feeling a livello umano con questa città. Mi sembra di stare a Reggio, come ai tempi di Re Davide…”
Gli apprezzamenti sono arrivati anche da Reggio Calabria?
“L’anno scorso ero praticamente l’allenatore della Reggina. Devo essere grato al Taranto, perché il presidente mi ha affidato la squadra quando avevo smesso di giocare da appena quattro mesi. Ho deciso di rimanere per un senso di gratitudine, quindi non si fece il matrimonio con la Reggina. So che il direttore Giacchetta e, penso, anche il presidente Foti mi stimano come uomo e come lavoratore. Questa stima è continuata in questi mesi, anche per i risultati che ho ottenuto”.
Anche perché Foti, tutte le volte che ti ha corteggiato, poi ti ha quasi sempre preso…
“La mia è una storia strana col presidente Foti. Sono un giocatore che lui ha acquistato per tre volte, in tre epoche diverse. C’è sempre stata una stima reciproca a livello umano. Forse c’è stata qualche incomprensione nell’epoca Mazzarri, ma ero un Davide diverso. Ho commesso pure io degli errori di gioventù. Poi col tempo si matura, adesso faccio l’allenatore e mi rendo conto di aver sbagliato, all’epoca”.
Sciaudone è un giocatore che ti porteresti dietro?
“È un giocatore importante. Era un ragazzino quando giocò con me nel Taranto. L’anno scorso era al Foligno, quest’anno l’ho rivoluto io. È un giocatore da centrocampo a tre, il suo ruolo è interno, quasi trequartista. Invece con me gioca come uno dei due mediani, ci ho lavorato tantissimo a livello tattico. Secondo me, presto lo vedremo in Serie A”.
Potrebbe sostituire Nicolas Viola?
“Non so se è cercato dal presidente Foti. So che ha tanti estimatori, anche in Serie A. Non è un regista come Nicolas Viola, ha altre caratteristiche e sa fare entrambe le fasi. Ha grande dinamismo, buona tecnica ed è intelligente tatticamente. L’ho messo al fianco di Di Deo, che ha le caratteristiche del regista, ed accanto ad un giocatore del genere può fare molto bene”.
Cosa ti senti di dire agli attuali calciatori della Reggina, per stimolarli a battere il Verona?
“Non ci sono più quei giocatori, e nemmeno la stessa società. Il senso di rivalsa forse è finito. Spero che la Reggina riesca a centrare la vittoria, significherebbe rilanciarsi verso la griglia play-off. Seguo sempre con affetto, giocando di sabato riesco a vedere quasi tutte le partite. È stato fatto un grande lavoro nel vivaio, negli ultimi anni”.
Con Foti dunque siete in contatto. Lo trovi cambiato rispetto al passato?
“Lui non cambia mai. Ha sempre la stessa voglia. Ci sentiamo, ma più che altro per gli auguri di Natale o Pasqua. Mi sento più spesso con Jack (il ds Giacchetta, ndr), siamo stati compagni di squadra. È un rapporto che va al di là del calcio. Faccio prima a dire quelli con cui non mi sento, tra gli amici di Reggio, perché ho davvero mantenuto contatti con tutti. A Reggio ho lasciato il cuore”.
Quindi se torni, sei a casa.
“(ride) Non lo so. Adesso devo pensare al Taranto. Qui ho trovato una seconda casa, ma è normale che la prima è stata Reggio. Taranto mi sta dando tanto, nella storia recente mai un tecnico è stato acclamato in campo. È una piazza difficile, che impiega tanto tempo prima di legarsi alle persone. In un anno e mezzo, ho ricevuto tanto affetto. Il mio sogno è di andare in B col Taranto. Poi vedremo cosa succederà”.
Paolo Ficara
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