Difficile trovare un tifoso della Reggina, a meno che non sia proprio in fasce, che non abbia un sussulto al cuore solo sentendo nominare Maurizio Poli. L’affetto reciproco che la città ha scambiato con quest’uomo tutto d’un pezzo, in ciascuna delle sue 270 presenze in maglia amaranto, rappresenta un legame indissolubile. C’è il suo volto, la sua rabbia e la sua carica agonistica, urlata ai compagni dopo il rigore sbagliato da Michele Gelsi, in quell’ultimo Pescara-Reggina del 1999 terminato 0-2. A pochi giorni dalla riedizione di quell’epica sfida, Poli ha rivelato i suoi ricordi ed il suo parere sulla Reggina attuale, in esclusiva a SerieBnews:
Sai che, rivedendo le immagini dell’ultimo Pescara-Reggina, notavo…
“… che sono stato io a causare il rigore! Meno male che l’ha sbagliato! Secondo me non c’era, io non l’ho toccato (Luiso, ndr). In quel momento ho pensato: addio, qui si mette male. È normale, no? In una partita così importante”.
Invece, dopo che Gelsi manda a lato, nell’immagine successiva c’è un tuo urlo…
“E ti credo. Era il minimo! Quel rigore ha deciso un bel pezzo del nostro campionato. Era una partita troppo importante per la promozione”.
Cosa vi disse Bolchi all’intervallo?
“Non me lo ricordo bene. In quei momenti cerchi di ascoltare quel che ti dice l’allenatore, ma non è facile. È durante la settimana che prepari la partita, poi la domenica il mister ti può dire dove stai sbagliando, ma mentalmente devi esserci tu. Loro attaccavano, noi in contropiede con Possanzini siamo stati più incisivi. Anche se si sono fatti gol da soli”.
In quei giorni, prima della partita, qual era lo stato d’animo di Foti?
“L’ho visto tranquillo. D’altronde, ha avuto la freddezza di cambiare allenatore a sei partite dalla fine del campionato”.
La vittoria di Pescara fece la differenza, assieme a quella di Brescia.
“Giusto. Però poi è tutto il campionato che fa la differenza. Se non hai continuità, la B è difficile. È un torneo lungo, tosto, in cui devi essere ben preparato ed organizzato. C’erano giocatori che facevano la differenza, in altre squadre. Ce l’abbiamo fatta con altre componenti”.
Gregucci rimprovera i suoi per aver perso tutti i contrasti, contro la Juve Stabia. Tu che i contrasti li vincevi sempre, cosa puoi suggerire?
“La Juve Stabia in casa arriva sempre per prima sui contrasti. Sono abituati al loro terreno in erba sintetica, quando ci ho giocato io era ancora naturale. È una bolgia. È la bestia nera della Reggina. Io ne so qualcosa, la sconfitta contro di loro ai play-off di C1 è stato forse il mio momento più brutto, in carriera. Ci siamo rifatti nella stagione successiva, vincendo il campionato”.
Come mai nella Reggina cambiano gli allenatori ma si gioca sempre 3-5-2 (o 5-3-2)?
“Forse ci sono giocatori che sanno giocare in quel modo. Gregucci da giocatore faceva il centrale di difesa, di conseguenza può pensare a difendersi e mettere due esterni che si ammazzano a fare avanti e indietro. Pure Ranieri, a Cagliari, giocava 5-3-2”.
Ti sei fatto un’idea sul valore della Reggina nell’attuale Serie B?
“Il campionato mi sembra una A2. Se la Reggina sta là, vuol dire che ha dei valori. Al di fuori di qualche sorpresa, come Varese o Verona, le squadre di livello come Reggina o Bari stanno subito dietro”.
Pur avendo cambiato portiere e difensori, la Reggina continua a subire tanti gol…
“Ma ne segna parecchi. È una squadra votata all’attacco, che sicuramente poi rischia di prenderle. Forse è brava solo ad impostare e a far gol”.
Il Pescara-Reggina di venerdì si presenta molto diverso, rispetto a 13 anni fa.
“Sicuramente sì. Sono galvanizzati, vanno a 200 all’ora con Zeman. Se ti difendi e riparti, gli puoi far male. Credo sia l’unico modo per affrontarli. Io li aspetterei nella mia metà campo e ripartirei. Poi saranno gli episodi a fare la differenza”.
Come finisce il campionato?
“La Reggina ce la fa a centrare i play-off. Il campionato è ancora lungo, serve continuità, chi perde di meno ce la fa”.
Esiste un giocatore della Reggina in cui ti rivedi?
“Sinceramente no”.
È un peccato non annoverare, a differenza del passato per la Reggina, un giocatore simbolo?
“Prima era così. Adesso non ci sono più le bandiere. Anche perché i migliori vengono venduti. E quelli se ne vanno, senza pensare alla maglia. Prima c’erano giocatori che si attaccavano alla maglia, alla società ed alla città. Sono cambiati i tempi”.
Quando pensi di tornare a Reggio, anche in visita?
“Tornerei anche subito. Forse vengo quest’estate, una settimana”.
Cosa può fare Foti per riavvicinare il pubblico?
“Il pubblico deve essere di aiuto. Più che Foti, deve essere la squadra a vincere qualche partita in più e far tornare un po’ di gente allo stadio”.
Il tuo pronostico per Pescara-Reggina.
“Un bel pari”.
Dopo aver letto questa intervista con un idolo del popolo amaranto, i tifosi della Reggina saranno lieti di sapere che il 48enne Maurizio Poli sta ancora giocando in seconda categoria laziale.
Paolo Ficara
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