L’esterno offensivo del Torino, Alen Stevanovic, si racconta in un interessante intervista al quotidiano ‘Tuttosport’. Il ragazzo svizzero è un classe ’91 e il 7 gennaio compirà 21 anni. Un ragazzo ancora giovane, ma che in passato è stato segnato da alcune vicissitudini familiari che lo hanno fatto crescere in fretta. Vediamo qualche spunto della sua chiacchierata a cuore aperto col giornale torinese:”Oggi io mi chiamo Alen Stevanovic, ma quando sono nato il mio cognome era Golos. I miei genitori si sono separati subito dopo la mia nascita e io posso dire di non aver mai conosciuto il mio padre naturale. E anche mia mamma posso dire di averla vista pochissimo. Subito dopo la separazione, assieme a mio nonno, è andata a cercare fortuna in Svizzera, mentre io, mia nonna e mio zio siamo scappati dalla Bosnia in Serbia. Non potevo raggiungere mia mamma a Zurigo in quanto non mi hanno concesso il visto e la vedevo solo una volta all’anno. Sono stati anni veramente duri. Ma ho imparato che Dio qualche volta ti toglie, ma molto spesso ti dà. Io tuttora non ho il doppio passaporto, sono serbo. La Svizzera mi ha solo offerto di giocare con la sua Nazionale, ma per ottenere il passaporto avrei dovuto giocare per 5 o 6 anni nel loro campionato e così ho rinunciato. Il mio compleanno lo festeggierò con la mia mamma e col suo nuovo compagno col quale ho un bellissimo rapporto. Lui ha anche due figli, una sorella e un fratello per me. Il mio cognome è stato cambiato subito dopo la separazione dei miei e ho preso quello di mio nonno, Stevanovic. Purtroppo lui è mancato presto, a soli 58 anni, ha lavorato tanto in Sivzzera e quando è tornato a casa, a Belgrado, è mancato un anno dopo. Fino a 6 o 7 anni fa ero incazzato con la vita e per questo ho avuto intemperanze che si sono rivelate deleterie all’inizio della mia carriera da giocatore. Ma io per fare questo mestiere ho smesso di andare a scuola a 15 anni e ho fatto provini ovunque: Roma, Panathinaikos, Sparta Praga, anche al Torino a 16 anni. Sto imparando dai miei errori, quest’anno non ho fatto nulla di speciale, devo ancora crescere e so che posso fare molto di più. Cosa mi è successo l’anno scorso? Stavo per buttare via la mia carriera. Mi ero isolato, vivevo male, mangiavo tanto e bevevo, stavo ingrassando e in campo i risultati si vedevano. Andare in Canada però è stata una grande fortuna, l’allenatore Winter mi ha aiutato tantissimo, l’ho chiamato anche da poco per ringraziarlo. Non so se è stata la mia svolta definitiva, ma so che è stata una delle tante. Per esempio quando andai all’Inter dovevo rimanere soltanto 2 o 3 giorni e poi sarei finalmente tornato da mia mamma in Svizzera. Ero stufo e stanco di girare il mondo da solo in cerca di provini. L’ultimo giorno di mercato però, Piero Ausilio decise di cedere Obinna all’estero e si liberò un posto da extracomunitario per me. Da lì in poi giocai nella Primavera neorazzurrra, arrivò l’esordio in Serie A con Mourinho e la mia cessione al Toro. Ora voglio vincere con quest maglia e con questo tecnico, Ventura, che mi stanno aiutando a diventare grande”.
di Marco Orrù
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