L’espressione “figlio del Sant’Agata”, coniata da Lillo Foti per distinguere i prodotti del settore giovanile della Reggina, calza a pennello per Antonello Giosa. Il difensore, girato in prestito al Lumezzane nell’ultima settimana di agosto, si sta scoprendo protagonista in una categoria come la Prima Divisione, che gli sta sicuramente stretta. Nel suo girovagare, il 28enne di Potenza ha conosciuto l’ex C1 ad inizio carriera con la maglia del Cittadella. Quale miglior interlocutore dunque, adatto per presentare in esclusiva a SerieBnews la sfida di sabato prossimo tra i granata patavini e il team dello Stretto, che rimane il suo club di appartenenza:
Come hai vissuto il distacco da Reggio Calabria?
«Male, ad essere sincero. È stata una cosa improvvisa. Sapete che legame ho con Reggio e con lo spogliatoio della Reggina. Piano piano le cose si sono sistemate, ora sono sereno».
La Reggina può migliorare il sesto posto?
«Assolutamente sì. L’organico è di primissimo livello, e poi bisogna essere ottimisti. Ci sono i presupposti per fare meglio dell’anno scorso, sarebbe una cosa grandiosa».
Cosa ti ha detto Foti, prima di metterti sul mercato?
«Col presidente non ho mai avuto alcun tipo di problema, né con lui né con altre componenti. Ci siamo confrontati con la massima trasparenza. Con Foti abbiamo sempre un punto di vista abbastanza comune. Dopo Ferragosto ci siamo seduti faccia a faccia, prendendo la decisione di andare a giocare con continuità. Ad oggi, devo dire che tale soluzione sta pagando. Ho avuto la fortuna di capitare nella realtà di Lumezzane, che non conoscevo, e che permette ad ogni calciatore di esprimersi al meglio. la squadra ha dei giovani di qualità, più quattro o cinque vecchietti, mi ci metto dentro pure io. Abbiamo ottenuto risultati importanti, e speriamo di arrivare in fondo, con un pizzico di fortuna in più rispetto agli anni passati. Sono tre anni che il Lumezzane arriva sesto».
Qual è il segreto del Cittadella?
«Mi ricorda molto la realtà in cui mi trovo oggi. Sanno fare calcio, la struttura societaria è molto solida. Il direttore sportivo è in gamba, infatti ha molta stima di me – sorride Giosa – Hanno uno zoccolo duro che è lì da una vita. Hanno gente esperta, con tanti ragazzi che escono da settori giovanili di squadre importanti».
Quanto ha contato l’esperienza patavina per la tua carriera?
«Tantissimo. Per un giovane come ero io all’epoca, ti permette di esprimerti al meglio e senza pressioni. Ho trascorso due stagioni fantastiche, poi purtroppo ho avuto il problema alla tibia che mi sono trascinato per anni. Tutte le volte che ci si vede in giro, sono sempre grandissimi abbracci».
A Lumezzane fanno il paragone tra te ed Emerson?
«Io sono di parte. Lui è stato tanti anni qua, ed era il capitano. L’ho conosciuto per poco ed è una brava persona. È inspiegabile che sia arrivato in B solo a 31 anni. Penso a fare il mio lavoro oggi, sono tranquillo ed ho trovato uno spogliatoio compatto. Sapete che mi piace animare lo spogliatoio (ride)».
Più facile che il Lumezzane vada in B o che la Reggina vada in A?
«Facciamo così: diciamo che l’anno prossimo, Lumezzane-Reggina non si gioca. Magari perché entrambe hanno centrato l’obiettivo. Ho ancora due anni di contratto con la Reggina, oltre ad esserne un tifoso. Ho un legame stretto coi miei amici giù. Sono ottimista per entrambe. L’anno scorso, la Reggina era partita a fari spenti. Quest’anno c’è una consapevolezza diversa. Quando uno va in campo sapendo di essere forte, ha solo da guadagnarci. A patto che la consapevolezza non si trasformi in presunzione, specie in un campionato complicato come quello di B. Dentro quello spogliatoio c’è gente con la testa sulle spalle, al di là di quello che succede dietro le scrivanie».
Baraye è così forte come dicono?
«Ha grossissime prospettive. È un ’92 senegalese, il mister gli ha trovato la posizione. Gioca trequartista, ha grossi numeri. Qui ci sono diversi giocatori bravi, che non sfigurerebbero assolutamente, come Luciani, Inglese o Brignoli. Il più forte di tutti però è Aimo Diana, nonostante i 35 anni sembra un ragazzino».
Cittadella e Reggina condividono la mentalità attendista? Ed ovviamente, un pronostico…
«Due fisso e il Cittadella si salva in scioltezza. Gli obiettivi sono diversi, la squadra di Foscarini ha una impostazione che la porta a difendersi e ripartire, cosa che la Reggina non può fare per qualità ed ambizioni. Il campionato è livellato, capita di incontrare avversari che si chiudono. Da questo punto di vista, mister Breda ha sempre trovato le giuste soluzioni».
Paolo Ficara